Le fibre più vicine al cielo
La giacca ed il pullover di cashmere, il soprabito di cammello, il golfino di mohair o alpaca o di lana superfine. La prima volta ci siamo chiesti se ne valeva la pena, siamo passati e ripassati davanti alla boutique, siamo entrati a carezzare, indossare, rimirare. Poi è diventata non un'abitudine e neppure un capriccio, semplicemente una necessità. Se ci si abitua allo champagne ed alla Rolls Royce, è difficile poi bere spumante o guidare una utilitaria. Lo stesso accade con il cashmere, l'alpaca, il mohair, il cammello, l'angora e la lana merino. Una testimonianza inedita della grandezza divina che ha inteso ripagare con manti di incantevole raffinatezza queste sue creature mandate a vivere in terre tanto inaccessibili, in pascoli così magri e così avari di cibo.
Le fotografie sono corredate da note volutamente ridotte all'essenziale. Le parole non occorrono, servirebbero soltanto a guastare l'atmosfera, l'attimo incantato sospeso tra terra e cielo che l'obiettivo del fotografo è riuscito a cogliere. Un incanto che già la mano dell'uomo è costretta a spezzare per esigere da questi animali il tributo loro richiesto dalle leggi di natura.
Ma tale è la perfezione del prodotto finale, tale è la qualità dei tessuti che oggi la nostra industria è in grado di produrre, che davvero l'armonia dei pascoli inaccessibili finisce per rivivere nei capi che indossiamo.